
Pietro Camiolo nativo di Messina, ma romano di adozione, comincia la sua avventura di allenatore nel 1991 ed in questi venticinque anni di attività diversi sono i successi mietuti. Spiccano l’under 17 campione d’Italia nel 2003, titoli regionali nel Lazio in under 16 nel 2007 ed in under 18 nel 2009. Nel 2011 è direttore tecnico nella ASD Roma Centro che successivamente, grazie a collaborazioni con altre società, diventa Volley Friends. Due sono le promozioni consecutive prima in B2 e poi in B1, pur continuando ad operare con successo nel settore giovanile.
Arriva su una panchina “calda” del volley femminile umbro. La scorsa stagione ci fu un avvicendamento a campionato in corso, è sicuro della scelta?
“Si, non ho dubbi. Ci sono sempre delle situazioni particolari che possono capitare ed ogni stagione ha il suo verso.”
La formula del campionato di B1 prevede quest’anno ben otto promozioni in A2. Lei vede comunque, nello specifico, un girone equilibrato con molte pretendenti?
“Sicuramente Orvieto, Perugia ed una delle due di Ravenna sono formazioni costruite per andare in A2. Certo anche la quarta posizione garantisce l’accesso ai playoff, di solito tutti gli anni dopo la fine del girone di andata la classifica presenta più tronconi. Ad onor del vero la stagione ultima il girone D dove ero presente (Volley Friends ndr) è stato equilibrato per larghi tratti.”
Come si presenta San Giustino a questo appuntamento?
“Mancano ancora un paio di tasselli per completare la rosa, è una formazione, ad esclusione del libero, giovane con tante del 1993-1994. L’attesa è per un campionato di buona levatura perché le nostre giovani hanno qualità e terminare la regular season in zona media-medio alta è nelle loro corde.”
Pensiero condiviso dalla società…
“Si quest’anno raccoglieremo tranquillamente tutto ciò che arriva, sarà un campionato di transizione.”
La Lega femminile A è fortemente contraria all’allargamento a venti squadre della A2 dalla stagione 2017-2018 per motivi economici e tecnici. Anche Lei è su questa linea?
“I vantaggi dell’allargamento derivano dall’evitare nella formula a due gironi da dieci le lunghe trasferte da nord verso sud e viceversa e quindi si aiutano le società. Inoltre è corretta la promozione diretta per chi ha terminato in prima posizione il proprio girone al termine della regular season in B1. D’altro canto l’alto numero di squadre comporta un tasso tecnico che scema.”
E su quest’ultimo concetto la Lega femminile punta i piedi. In base alla sua esperienza ha notato in serie B atlete escluse, forse frettolosamente, dalla seconda serie nazionale?
“Se escludiamo una nutrita pattuglia di atlete che ad oggi già alterna campionati di B1 con A2 e limitatamente alla mia esperienza nei gironi centro-centrosud non ho visto ragazze meritevoli di una categoria superiore, almeno nell’immediato.”
A San Giustino ricoprirà il ruolo di direttore tecnico. Ci sono ricette specifiche che possono far lievitare un settore giovanile, ha trovato differenze tra il lavoro svolto nel Lazio e l’Umbria?
“Premessa importante è che Roma e l’Umbria non sono confrontabili per il bacino di utenza. I numeri sono importanti, certo bisogna inculcare la mentalità giusta, avere costanza negli allenamenti, una seria programmazione, non frammischiare i ruoli all’interno della società. A Roma organizzavamo degli open day per fare selezione, sono appena arrivato e devo ancora prendere visione del mio ruolo.”
Dai suoi esordi ad oggi cosa trova di cambiato nel settore giovanile? Si parla sempre di ragazzi meno motivati e più distratti…
“Escluso il gruppo VolleyRo che lavora in ambito nazionale, ho sempre avuto atlete romane e/o laziali di buona caratura, ma ciò che ho notato è che comunicano poco con l’esterno. O meglio parlano poco fra di loro e credo che anche in famiglia il comportamento non sia diverso. Ho l’impressione che il problema nasca in ambito familiare, sono deresponsabilizzate ed il nostro primo compito in palestra è proprio quello di motivarle. Sono figlie dei nostri tempi ed i social network dove pare trascorrino buona parte del loro tempo non aiutano. Mi è capitato in una trasferta di dover togliere il cellulare per spingerle a parlare fra di loro.”
Angelo Pagano