Mirco Giappesi: una carriera da 1800 partite

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Mirco Giappesi, direttore tecnico della School Volley maschile

Mirco Giappesi: una carriera da 1800 partite. L’esperto coach umbro lo scorso 23 gennaio ha tagliato il prestigioso traguardo. 35 anni di pallavolo raccontati in una lunga lettera

   

Non sono spesso presente sui social. E molto, molto raramente, pubblico qualcosa che mi riguarda. Non mi piace molto condividere cose private o professionali. Preferisco far parlare, eventualmente i fatti . Chi mi conosce sa che sono “maniaco” dei numeri. Mi piace contare le cose che fanno parte della mia vita. Registro le spese giornaliere, i chilometri che faccio, i libri e fumetti che leggo, possiedo e che ho catalogato, gli allenamenti fatti, le partite ufficiali giocate, le presenze degli atleti che alleno, lo scout delle partite, ed altri piccoli , ma importanti dati, che mi aiutano ad essere molto razionale ed organizzato. Mercoledì 23 Gennaio 2019 :partita under 18 maschile : Orvieto Volley Academy – Pallavolo Citta’ di Castello. Non e’ stata una partita come le altre, ma la mia 1800esima.

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Le partite ufficiali (quelle in cui ho firmato il referto gara!!) che ho fin qui gestito in 35 anni di “carriera” dalla stagione 1982/83 (con qualche breve interruzione) .

Anni in gran parte dedicati al settore giovanile maschile. Ho sempre “vissuto” , nonostante esperienze anche nel femminile o con prime squadre, questa scelta come una “missione” ; il desiderio, e qualche volta la soddisfazione, di voler veder crescere, giorno dopo giorno ed anno dopo anno, giovani pallavolisti e le squadre dove questi giocavano. Consapevole e stimolato dalla grande responsabilità che vuol dire educare ed insegnare e cercare di trasmettere valori che vanno al di la dei bagher o delle schiacciate.

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Le volte che mi sono preparato a dover gestire una partita con tutte le situazioni, le scelte, le dinamiche , necessarie per mettere in campo tutte le strategie utili per provare a vincerla. Da quelle sulla carta facili a quelle (sempre sulla carta) impossibili. Da quelle “secche” da dentro o fuori, a quelle che assegnavano un titolo, le finali. Da quelle della stagione regolare, dove può esserci sempre rimedio, a quelle play-off, dove poco puoi sbagliare. Da quelle in cui il risultato era ininfluente a quelle di campionati fatti con il solo scopo ed obiettivo di far crescere atleti e dove quindi il risultato finale passa in secondo piano. 1800 Tante le volte in cui mi sono ” incazzato” o invece dove ho gioito. Diverse quelle dove per rabbia ho rotto la cartellina che tengo in mano (sempre per prendere numeri !!) ed unica quella dove dopo una bella e spettacolare azione, per esultare, sono ricaduto sulla seggiola dove stavo (perché giovani coach, una volta si soffriva stando seduti) e mi sono ritrovato sdraiato in terra. Poche le volte in cui mi sono veramente arrabbiato con gli arbitri e 5 cartellini su 1800 gare credo possano confermarlo. Tante le gare in cui rimani talmente perplesso su come si stia giocando male da non riuscire a trovare soluzioni e ti cadano letteralmente le braccia (per non dire qualche altra parte anatomica!!), come tante quelle invece dove rimani sorpreso dalla prestazione della tua squadra che ti riempie di orgoglio e ti fa pensare di essere il più bravo di tutti. Tante le volte in cui tornando a casa da solo in macchina continui a pensare a quello che avresti potuto fare per aiutare la squadra ad evitare una sconfitta , mettendoti in discussione e valutando se le scelte fatte fossero comunque quelle giuste.

E le volte invece in cui dopo una vittoria senti il tuo corpo ricaricarsi dopo la tensione e tornare ad essere ancora più innamorato di questa professione. O le volte che mi sono trovato a dover consolare i miei atleti, (magari anche te con gli occhi lucidi) , in lacrime e delusi per una finale o una partita importante persa o quelle invece dove mi sono ritrovato a piangere abbracciati tutti insieme per una finale inaspettatamente vinta .

Non posso ricordarle tutte. Ma so che ognuna di loro ha rappresentato un momento di crescita. Ricordo ovviamente le finali giocate quando allenavo nella piccola società di quartiere dove sono cresciuto prima come “giocatore” e dove a 18 anni ho iniziato come tecnico, la Polisportiva Monteluce. Ricordo le gare decisive vinte e perse nella Società dove ho conquistato più titoli regionali giovanili, ovvero la Monini Spoleto, dove con una grande progettualità , sono stati vinti campionati, ma soprattutto, sono cresciuti atleti.

Ricordo ancora con tanta “sofferenza” la mia ultima partita con questo Club, dove a pochi minuti dall’inizio della stessa, mano a mano che si realizzava l’idea che sarebbe stata “the end” dopo tanti anni, sono stato vittima di una crisi di pianto che e’ terminata solo con un grande abbraccio finale dentro il nostro spogliatoio, con uno dei gruppi più forti , non solo come atleti, che abbia mai allenato. E ricordo sempre con la stessa squadra, la finale vinta al Torneo Internazionale under 18 Citta’ di Cesenatico, in un palazzetto gremito di ragazzi e ragazze con tanto di inno nazionale, starting six e coreografie varie. O l’anno in cui siamo riusciti a perdere quattro finali regionali giovanili su quattro.

Per ogni Società o gruppo che ho allenato potrei raccontare qualche aneddoto, perché i ricordi sono tanti …. ma rischierei solo di annoiare. 1800 Sono dunque le partite, come dicevo, ma prima , ci sono gli allenamenti, gli obiettivi, le programmazioni,le Società , le squadre e soprattutto gli ATLETI. Ed e’ a loro che va ovviamente il mio più grande ringraziamento.

Perché ognuno di loro, e vi garantisco che sono tanti, mi ha insegnato qualcosa. Da quelli che hai seguito per più anni,vedendoli crescere, prima bambini, poi adolescenti, ragazzi ed infine uomini. Da quelli che rincontri, senza all’inizio nemmeno riconoscerli, dopo decenni, perché ti ritrovi ora ad allenare il figlio o la figlia.

Da quelli con i quali hai dovuto usare tutta la pazienza possibile e la “tigna” per farli innamorare di questo sport, credere nelle proprie potenzialità e “costringerli” al lavoro, e poi uno di loro,dopo qualche anno, magari ti invita a casa e ti fa provare l’incredibile, emozionante e “pelledocosa” esperienza di metterti al collo una medaglia olimpica da lui appena vinta. Da quelli che hai accompagnato per tutte le palestre umbre e in qualche altro impianto in Italia (e, poche, ma qualche volta anche in Europa!!) per selezioni, allenamenti, collegiali, tornei, e quante altre iniziative necessarie per la loro crescita. A quelli che dopo essere stati tuoi atleti, questo rapporto, si trasforma anche in amicizia, ed un giorno ti chiede di fare il testimone al proprio matrimonio. O a quelli che piu piccoli, mentre ancora li alleni, ti chiedono di fare il padrino alla cresima.

A quelli che senti dire,rivolti a ragazzi più giovani con i quali ora giocano , frasi del tipo: ” si vede che non ti ha mai allenato il ” Giappo”, intendendo con questo magari la scarsa attitudine all’impegno, al lavoro , al sacrificio, che io richiedevo loro. A quelli che dopo essere stati “tuoi” atleti, magari prendono ispirazione dal tuo stile, dal tuo “stare in palestra” , dal tuo essere “coach” e decidono anche loro di mettersi in gioco in questa sempre più complicata ” missione” che e’ diventata fare l’allenatore e che vedi essere bravi , motivati e molto coinvolgenti con i propri ragazzi e pensi che una piccola parte dei loro meriti sia magari frutto di un esempio positivo con cui sono cresciuti. A quelli che hanno abbandonato perché magari non sei stato cosi’ bravo a motivare o a gestire , a quelli che magari non hanno capito o accettato certe scelte e dopo anni riconoscono di avere avuto torto, a quelli che non hanno mai cambiato idea, magari a ragione, e pensano tuttora che tu sia stato il peggiore allenatore che hanno mai avuto. A quelli cosi’ piccoli che entrano in palestra per la prima volta un po’ spaesati e con le ginocchiere piu’ grandi delle scarpe, a quelli oramai grandi che non riescono, nonostante gli acciacchi , proprio a toglierle quelle ginocchiere. A quelli che in questo momento sto allenando ad Orvieto, che ancora conoscono poco il loro allenatore e che forse, leggendo queste parole, avranno la possibilità di conoscerlo un po’ meglio. Se ho raggiunto questo numero di gare il merito e’ anche Vostro ed ad ognuno di voi va il mio più grande GRAZIE.

P.S. Tranquilli. Non e’ che ora ogni 100 partite vi aggiorno. Come dicevo non mi piace parlare molto e spesso di me stesso. L’ho fatto questa volta perché penso sia un traguardo importante . Sono nella top ten degli allenatori con matricola piu vecchia di quelli in attività in Umbria e quindi credo che ogni tanto , le emozioni, le sensazioni e la passione che ho dato e ricevuto da questo sport , siano come parole e racconti di un vecchio (sicuramente si) , saggio (ovviamente no) che narra la propria esperienza e che (forse) vale la pena di ascoltare.