Simone Cruciani: “Mi piacciono le sfide”

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Simone Cruciani:

Simone Cruciani: “Mi piacciono le sfide”. Dopo aver vinto a Siena in A2, il tecnico spoletino si sposta in Veneto, alla guida del Volley Team San Donà-Jesolo

   

Una stagione emozionante per il tecnico spoletino. Vittoria e promozione in Superlega con la formazione di Siena come secondo allenatore. Poi il fantastico settimo posto al Trofeo delle Regioni 2018 alla guida della selezione maschile dell’Umbria. Infine da un paio di giorni è ufficiale il suo ingaggio come primo allenatore della neonata formazione di serie B della Volley Team San Donà-Jesolo. Un allenatore che non disprezza le sfide come ci racconta in questa intervista.

Mister Cruciani, dove si trova ora?

Faccio parte della struttura tecnica del CQN e stiamo selezionando ragazzi 2003-2004 che arrivano dalle diverse parti d’Italia. Siamo a Vigna di Valle nel Centro Federale.

Da Siena in A2, con la strepitosa promozione in Superlega, a San Donà di Piave in serie B transitando per l’Abruzzo dove ha portato alla settima piazza il CQR Umbria nel TdR. Si può dire che lei è un allenatore a tutto tondo…

Non mi spaventa nulla, questa è la mia professione ed accetto queste sfide. Bisogna rischiare se vogliamo raggiungere degli obiettivi.

Nel Veneto c’è una gloriosa tradizione nel settore femminile, eppure va ad allenare una squadra maschile.

Mi consenta di dissentire. Il Veneto ha la sua importanza nel settore maschile. Se si guarda alla scuola di Treviso ad esempio e ci sono altre importanti realtà maschili come Padova. Dal punto di vista pallavolistico il Veneto è patrimonio nazionale.

Mi sembra di capire che allenerà una formazione giovane con molti elementi del vivaio locale.

Si, sarà una squadra di serie B giovane con elementi del loro vivaio o da vivai limitrofi. Non c’è ad oggi una definita tipologia di obiettivo da raggiungere, bisogna lavorare e cercare il risultato tecnico. Adesso è difficile dire dove potrà arrivare la squadra, stiamo definendo la rosa e sapere dove collocarci, sin da ora, è complesso.

Ma allenare una squadra siffatta, su cui la società punta molto non le crea una maggiore ansia, non sente un maggior carico di responsabilità?

Il progetto è importante e le responsabilità ci sono. Ma bisogna affrontare il tutto dal punto di vista tecnico. L’anno scorso avevano la serie C, ora tornano ad una serie B che in passato la società aveva già affrontato. Quando i ragazzi emergono qualitativamente, bisogna avere una squadra, una realtà dove il loro talento può sfociare. Insomma bisogna dargli modo di crescere.

Entra in una struttura, quale il Volley Team, che è un insieme di società che collaborano da anni. A suo avviso perché in Umbria non si riesce a riportare uno schema di lavoro così diffuso, e non solo nel Nord Italia.

Questo bisognerebbe chiederlo alle società umbre. Però bisogna vedere il tutto in un senso più ampio. Da una parte lavorando cosi si fa qualità. Tanti atleti che lavorano insieme consente di superare il limite tecnico individuale e di crescere. Riproporlo in Umbria è difficile da un punto di vista logistico, ci sono le distanze geografiche, subentrano problemi economici. Lì dove ci sono tante società vicine è più semplice. Occorre poi una struttura forte per tenere il tutto insieme.

Perché non è rimasto a Siena in Superlega?

Il mio sogno era diventare un primo allenatore ed avrei fatto volentieri l’assistente in Superlega. Ma l’offerta era diversa, altre situazioni non potevano essere sviluppate e in tutta tranquillità e di comune accordo abbiamo deciso di dividere le strade. Io, e l’ho anche ribadito sulla mia pagina social, sono contento dei miei tre anni a Siena. Ho avuto tanto, così come ho dato tanto, sono stati tre anni molto belli che mi hanno fatto crescere. Ho vinto una A2 ed era arrivato il tempo di camminare con le mie gambe.

Angelo Pagano