La Bartoccini si affida (anche) al suo storico medico

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La Bartoccini si affida (anche) al suo storico medico. Parla il Dott. Perelli, da 6 anni responsabile sanitario delle perugine

La Bartoccini si affida (anche) al suo storico medico. Parla il Dott. Perelli, da 6 anni responsabile sanitario delle perugine

   

Le giocatrici sono le protagoniste principali, ma in una squadra ci sono tante figure professionali che lavorano nell’ombra.

Il Dott. Emilio Perelli, responsabile medico della Bartoccini Fortinfissi Perugia che sabato si gioca una bella fetta di salvezza a Jesi contro Filottrano, ci presenta lo staff sanitario che segue le ragazze.

Dottor Perelli, di cosa si occupa il medico di squadra e quali sono le sue responsabilità all’interno di un team di Serie A1?

“Ogni squadra a prescindere che sia di Serie A fino al più piccolo dei campionati deve avere un medico specialista in medicina dello sport o inerente, deve avere un medico responsabile a livello di federazione, il suo ruolo è quello di avere la responsabilità verso la salute delle atlete”.

Quando ha iniziato a seguire le ragazze della Bartoccini Fortinfissi Perugia? Come mai ha scelto la pallavolo?

“Sono già passati sei anni, da quando la squadra militava nei campionati di Serie B. Ho un trascorso da pallavolista, per me la passione è nata da ragazzo, poi essendo specializzato in Medicina dello Sport sono stato ben felice di mettermi al servizio di questi atleti. In passato ho seguito realtà come Deruta e Marsciano, poi quando è arrivata la chiamata dal presidente Bartoccini per me è stato un piacere”.

Come si arriva a essere medico dello sport?

“Per quel che riguarda il mio percorso, dopo essermi laureato, la prima specializzazione presa fu in gastroenterologia, poi decisi di specializzarmi anche in Medicina dello Sport. Erano gli anni 90, la medicina dello sport in Italia era agli albori e l’Università degli Studi di Perugia fu una delle prime a offrire questa specializzazione, fui uno dei primi a specializzarmi e tuttora comunque non siamo tantissimi, questo perché per poterlo fare prima di tutto bisogna essere appassionati di sport. È un percorso formativo di quattro anni durante i quali si vanno ad approfondire le branche mediche che sono di maggior supporto per gli atleti: ortopedia, fisioterapia, anatomia, patologia generale, psicologia generale, dermatologia, cardiologia, e tutte le altre coinvolte quando si ha a che fare con un atleta in attività”.

Insieme a lei a seguire le giocatrici c’è una vera e propria equipe formata da altri specialisti: quanto è importante il lavoro di squadra anche tra di voi e come siete organizzati?

“Con me nella squadra ci sono il Dott. Massimiliano Santi, ortopedico; la Dott.ssa Maria Luisa Bacosi in qualità di nutrizionista; Davide Pieragalli che è il fisioterapista. A stretto contatto con noi lavora, pur non essendo un medico, Beatrice Palomba che si occupa della preparazione atletica; ultima ma non ultima poi la Dott.ssa Carmela Ignozza, attualmente non specialista ma è una grande appassionata e conoscitrice di sport: prevalentemente il suo incarico riguarda l’assistenza durante le gare. Lo staff sanitario poi si avvale di altri medici specialisti come il Dott. Massimo Bianchi, radiologo e, visto che si tratta di una squadra femminile, anche una ginecologa: la Dott.ssa Elisabetta Brunelli. Il nostro lavoro, sostanzialmente, consiste nell’avere un filo diretto con le ragazze, magari anche grazie al fisioterapista che ha con le atlete un contatto giornaliero, per occuparci di tutte quelle situazioni che riguardano la salute delle ragazze: questo può andare dalla più semplice sindrome influenzale fino al trattamento di un infortunio o una distorsione”.