Antonio Scappaticcio un coach per tutte le stagioni

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Antonio Scappaticcio nativo di Piedimonte Matese e laureato in medicina veterinaria ha saputo trasformare una passione in lavoro. Da quattro anni ricopre il ruolo di direttore tecnico nella Intervolley Foligno, arrivato in Umbria nel 2008 chiamato dalla Sir Safety Perugia, per costruire il settore giovanile, proveniva dal Volley Sparanise dove allenava la formazione maschile di B1 (successivamente diventata ComCavi Napoli in serie A). Cos’è e come nasce il progetto Intervolley?

Quando sono arrivato a Foligno la società partecipava ad un campionato regionale di C maschile e dopo una stagione il presidente Piumi mi propose un campionato di B2 con una progettualità diversa. Nacque così il progetto under 23 reclutando ragazzi da tutta Italia. Abbiamo collaborazioni “non contrattualizzate” con società di tutta Italia. Ora abbiamo un ragazzo sardo e tre calabresi, a breve arriveranno in prova due ragazzi da Latina. Ci avvaliamo di un sistema di scouting che seppur limitato nelle risorse consente di visionare tanti ragazzi, così come ci sono tutor che li seguono anche fuori dalla palestra, insomma la fatica è davvero tanta ed ogni settimana arrivano ragazzi a fare un provino. Lavoriamo quasi tutto l’anno, ufficialmente dal 1 agosto abbiamo ripreso gli allenamenti con doppia seduta giornaliera per sei giorni su sette.

Le cronache ci raccontano di una società votata al settore giovanile e ragazzi pur giovani, ma anagraficamente più grandi rappresentano dunque un problema…

No, l’integralismo in qualsiasi forma porta a devianze. Un atleta giovane deve conquistarsi il diritto a stare in campo. Gioca chi merita indipendentemente dall’età, questo è il concetto che vige nello sport. E’ ovvio che l’Intervolley ha scelto una precisa strada e quindi i cosiddetti over non hanno da noi spazio per motivi regolamentari. Come allenatore se arriva un ragazzo in questa situazione lo aiuto a trovare un’altra sistemazione.

La Integracorsi Foligno ha vinto la sua unica gara nelle ultime due stagioni in serie B2 al tie-break contro Montorio Vomano. Non avete timore che la giovane età porta ad una maggiore emotività, tendenza allo scoramento se i risultati non arrivano?

Io chiedo sempre ai miei atleti di coloro che vedono come loro modelli e campioni oggi affermati quali risultati hanno raggiunto alla loro stessa età. Molto probabilmente non vincevano. La sconfitta serve a fortificare il carattere e nelle mie squadre non ci sono momenti negativi riconducibili ad una facile emotività. I ragazzi rispondono bene, sono contenti perché sanno che fanno del loro meglio. Dopo la sconfitta analizziamo il gesto tecnico, cosa più importante, inoltre abbiamo un resoconto numerico della nostra annata ed i numeri, per fortuna, non dicono tutto e non sostituiscono il cuore, la tecnica e il fisico.

Non ritenete un controsenso la presenza di squadre giovanili nei campionati nazionali nel momento in cui la Federazione Pallavolo ha scelto di schierare due Club Italia (A e B) in rappresentanza del settore giovanile nazionale?

No non è un controsenso. Società come noi, e non siamo gli unici in Italia, ed i Cub Italia hanno obiettivi simili ma diversi. Nei Club Italia ci sono solo atleti che nel volgere di poco tempo si scontreranno contro i migliori giovani pallavolisti del mondo. Loro sono la selezione della selezione, servono a creare prospetti di un certo tipo. Non inficiano il nostro lavoro, anzi a volte si rivolgono a noi per qualche elemento che potrebbe essere sfuggito nelle loro selezioni, oppure parcheggiano in società come la nostra profili interessanti ma ancora acerbi.

In ultimo coach con i giovani si lavora meglio, una mente come una “tabula rasa”, aperti a concetti e situazioni nuove ed innovative. Avete difatti applicato  l’Hybrid six in under 17 (nessun centrale di ruolo, nessun ruolo di libero, due opposti, tre schiacciatori di cui almeno due ricettori ndr). Non è che vi state divertendo troppo trascurando altri aspetti?

Ci sono degli stereotipi nel mondo dello sport, ad esempio prima del rally point system (2000-2001 ndr) non c’era il ruolo di libero. Io alleno tutti a fare tutto, sicuramente non ho elementi molto alti e questo aiuta, ma se l’obbiettivo è imparare allora devono acquisire più tecnica. Quando arriverà il momento di abbandonare il nido sanno che potranno giocare in più ruoli e questo costituisce per loro uno stimolo in più.

Angelo Pagano